Professione giornalista. Professione?

Alberto Papuzzi ripropone il suo “Professione giornalista” uno dei migliori manuali  italiani su questo mestiere, con una nuova edizione che contiene nuove parti, fra le quali un capitolo sul giornalismo politico e uno sull’informazione online di cui La Stampa anticipa uno stralcio.
A quanto si legge, Papuzzi ha un approccio non certo entusiastico rispetto all’informazione online, parlando di “pregi e limiti”. E discutendo del  “tutti cronisti grazie al web” arriva alla cruciale domanda:

L’affermazione del giornalismo partecipativo sembra portare come conseguenza una concezione del lavoro in cui i professionisti non sono più necessari, perché nessuna testata potrebbe mai avere una copertura pari a quella del reporting diffuso e di base, con presidi sociali garantiti dalle persone che sono naturalmente presenti sui luoghi degli eventi, improvvisamente e inaspettatamente protagonisti. Ma cosa accadrebbe se questa abbondanza di informazioni non venisse selezionata, analizzata, valutata, controllata, decifrata?

La questione è però ancora più intricata: sappiamo che oggi esistono persone che – grazie alla loro presenza sui luoghi – possono assicurare reporting anche senza essere necessariamente giornalisti di mestiere. Il problema, uso le parole di Papuzzi, è se esiste davvero ancora il giornalista capace di “selezionare, analizzare, valutare, controllare e decifrare”. A mio modo di vedere è il progressivo impoverimento degli “spazi di manovra editoriali” del cronista, ad aver determinato lo svilimento del suo ruolo nella società. Poi, Papuzzi non ne parla, i teorici del giornalismo fanno fatica ad affrontare l’argomento, la questione economica fa o no la differenza? Un citizen journalist ad un certo punto mollerà la presa perché deve far altro per portare a casa la pagnotta; un giornalista professionista italiano si venderà al miglior offerente visto che la sola forza delle notizie “selezionate,analizzate, valutate” eccetera, non gli frutta il becco d’un quattrino.

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Il Libro dei fatti 2010 e la salute precaria del giornalismo

«Alle 3.30 del 6 aprile un terremoto di 6.2 gradi della scala Richter porta morte e devastazione nella provincia dell’Aquila […] Il governo Berlusconi vince la sfida, riuscendo a costruire in tempo record le case per gli sfollati»
da “Il Libro dei fatti 2010 Adnkronos” – via Booksblog.

Appunti per una scuola di giornalismo

“A me della politica non frega niente, io mi sono candidato per non finire in galera”. Freccia-rossa Milano-Roma. Marcello Dell’Utri, senatore del Pdl condannato in primo grado a nove anni per mafia, si addormenta, seduto al suo posto, dopo aver mangiato un panino nella carrozza ristorante. Con lui, una guardia del corpo. Poi squilla il telefono e Dell’Utri – faccia dimessa – si sveglia e parla volentieri, a voce bassa.

da Il Fatto Quotidiano,  intervista di Beatrice Borromeo a Marcello Dell’Utri

Il candidato spieghi:

– se Dell’Utri e la Borromeo si trovavano per caso sullo stesso treno o se  viceversa è stata una intervista concordata a bordo di un Milano-Roma (un caso o l’altro hanno valenza ben diversa);
– nel caso di intervista non concordata, se Borromeo e Dell’Utri erano nello stesso vagone o si sono spostati apposta;
– se Dell’Utri parla a voce bassa perché gli altri passeggeri, già infastiditi dalla Borromeo che ha chiesto loro di cambiar posto per sedersi vicino al senatore ( dici la verità eh :-P) gli han chiesto di fare il viaggio in grazia di dio;
– se Dell’Utri si sveglia a causa del cellulare ma poi risponde o se invece si sveglia soltanto;
– quando Borromeo e Dell’Utri hanno iniziato a parlare. A Milano? Verso Firenze, Bologna? Oh, il viaggio è lungo, secondo me ci uscivano due pagine di giornale;
– se il Frecciarossa ha portato ritardo (era carino dirlo, dài).

Sergio Lepri, scrivere da giornalista

I pochi amici che leggono questo blog, sanno che vivo di molti dubbi (sia lode al dubbio) e qualche fragile certezza. Quando sono giù di morale e non c’è un dizionario di cinese a salvarmi (è ermetica, non la potete capire questa) ad esempio per questioni lavorative, uso leggere o vedere film sul giornalismo.
Vabbè, vengo al dunque. Una delle mie letture preferite è “Parola di giornalista” del grandissimo Vittorio Zucconi, disponibile interamente su internet.  Ebbene, in un capitolo di PdG Zucconi scrive questo:

«Sergio Lepri, direttore dell’agenzia nazionale di notizie Ansa, ha combattuto per tutti i venticinque anni della sua direzione contro la gramigna della frase fatta che impera nel nostro linguaggio, conciliato dalla pigrizia mentale del giornalista che preferisce prendere dallo scaffale un’espressione già pronta e logora, anziché riflettere. Lepri ha compilato anche una serie di manuali e saggi, purtroppo mai diffusi su larga scala, di lettura insieme esilarante e tristissima nel quale ha raccolto tutti i più frequenti luoghi comuni da evitare, prendendo a esempio il settore nel quale la mala pianta è più rigogliosa, quasi una foresta tropicale: lo sport».

Ordunque, una insperata quanto rapida ricerca su internet ha rivelato, con mio sommo stupore che Lepri, classe 1919, ha un sito internet: www.sergiolepri.it. Stampatevelo bene in mente,  voi che come me tentate di migliorare nella scrittura.
Su questo sito ci sono infatti le famigerate “norme per una corretta scrittura” , i consigli pratici per la grafica e la pronunzia di nomi stranieri; il piccolo glossario di lingua italiana.
Senza parlare poi dei saggi su storia e funzione dell’agenzia di stampa; televisione e comunicazione politica ; etica e giornalismo

Ho scritto una email a Lepri per ringraziarlo aver reso di pubblico dominio tutto questo sapere; non pubblico la sua risposta (mi sono sorpreso anche di aver ricevuto una email da un signore classe ’19). Ma vi assicuro che è stata la risposta di un autentico galantuomo italiano. Anche per questo mi sono permesso di creare la voce wiki sulla sua persona.