Con questi giorni che non mi riescono…

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«Con questi giorni che non mi riescono…»*

Ho avuto la febbre per qualche giorno – per un maschio adulto significa aver vissuto un’esperienza di pre morte – e quando sono uscito per tornare in redazione (ieri) Napoli era lattiginosa, immersa in una nebbia che per noi non è usuale. I contorni sfumati di Castel Sant’Elmo su a San Martino a conferirgli mistero; il Vesuvio che si scoccia e sparisce inghiottito dal bianco; il mare che pare un barattolo di vernice da steccato. Poi è iniziato a piovere. Lavoro a Santa Lucia e sono un giornalista. Se piove pure, l’unico da citare è il Nicola Pugliese di “Malacqua” :

«Attraverso il velo di pioggia che scendeva a sfrangiare la città avvertivi il disagio, ed il presentimento triste: la vita sarebbe cambiata. E stava cambiando forse in quel preciso istante».

Da quanto non proviamo la sensazione che qualcosa stia cambiando, a Napoli? Qualcosa per tutti, dico, qualcosa che non sia l’emozione legata ad un evento sportivo o connessa ad un concerto o alla scomparsa di un personaggio famoso? Si rincorrono le novità, veloci come i «a cosa stai pensando?» sul social network; le novità, okay. E i cambiamenti? La felicità o l’inquietudine fiera che qualcosa domani sarà diversa da oggi, la città non la sente più da tempo. Sono sicuro che se scavassi in Italo Calvino troverei una citazione sulla città che si è un po’ cacata il cazzo. Ma ve la risparmio.

Ai giornalisti è demandato un compito: quello di percepire l’aria che tira. Spesso, invece, le arie se le danno o ci riempiono i pezzi. Che poi diventano come gigantesche pizze fritte gonfie ma senza sostanza (a proposito, eccola qua). L’aria è che le elezioni si avvicinano: il sottobosco inizia a muoversi e se ne ha contezza; si iniziano a saldare alleanze, gente fonda partiti col proprio nome e cognome (sì, il sindaco di Napoli), alla Regione Campania il comandante De Luca sarà costretto a rivedere la sua giunta e dar spazio a quelle forze del Pd campano che gli serviranno in caso di ricandidatura.  ‘O zuppone di eduardiana memoria è l’immagine che ben si confà all’attuale legge elettorale.
Vi sto scrivendo di politica perché in queste settimane stiamo scoprendo che il Pd di Napoli alle Elezioni comunali della scorsa primavera non solo si è presentato con delle primarie-burla (ricordate il fatto dell’euro ai seggi?) ma anche con liste un po’ farlocche (o quantomeno meritevoli di indagini).

Se è vero come spesso è stato vero negli ultimi decenni che Napoli si dimostra laboratorio politico di quel che sarà nel resto d’Italia, il Pd è messo malissimo, pure peggio di quel che già sembra. E forse è il caso di accendere una nuova luce intorno a questa carcassa di partito vesuviano. Spero di contribuire coi miei timidi mezzi.

 

L’altra è la morte di un uomo. Si chiamava Raffaele Vettorino, aveva 62 anni ed era un ex lavoratore socialmente utile (Lsu, una sigla maledetta) che manifestava per lo sblocco di fondi che gli avrebbero consentito la “stabilizzazione”. Un precario di 62 anni, coi figli ultratrentenni, senza alcuna possibilità di pensione.
Raffaele è morto d’infarto in una storia che ha dell’incredibile: un tizio con una Bmw ha travolto il corteo ferendo 3 persone, lui ha tentato di rincorrerlo e si è sentito male.
Di Raffaele ho visto una foto: lui chino che rinteggia un muro. Mi ha un po’ scosso,  ci sto pensando da giorni.

 

Napoli ’44 di Francesco Patierno è un film davvero bello. Fate in modo di vederlo (è su Sky). Riprende le memorie del giovane ufficiale inglese Norman Lewis entrato in città nel 1943 con la Quinta Armata. Alla potenza delle parole s’associa quella delle immagini, non solo evocativa ma anche dotata d’una cifra poetica notevole.

 

«E sulla città questo velo di come agonia d’animale» (sempre Malacqua). In quest’agonia ci metto due cose che mi hanno intristito molto. La chiusura di un punto lettura per bambini in un museo comunale (le cose si stanno evolvendo, non per il meglio, ma oggi dovrei scrivere un altro pezzo). 

Se mercoledì 8 febbraio siete a Napoli e vi interessa la Seo (quella scienza occulta per esser bravi sui motori di ricerca) o comunque scambiare due chiacchiere, presento il libro di un caro amico. Se riesco racconto pure la sua singolare storia imprenditoriale, secondo me molto bella.

 

*La frase è della canzone è “Da lontano” di Eduardo De Crescenzo. È molto dolce: ascoltatela quando siete un po’ tristi. Una volta ho conosciuto De Crescenzo, girava voce che non fosse esattamente tra gli artisti disponibilissimi con tutti, quelli col sorriso prestampato. Beh, posso confermarla. Però è davvero un grande artista, secondo me.

Newsletter su Napoli e i napoletani

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Una newsletter su Napoli, vista da un giornalista che a Napoli vive e lavora. Sono anni in cui questa città è sempre più marginale nel dibattito politico e culturale italiano. Eppure la capitale del Mezzogiorno d’Italia resta un punto privilegiato per guardare gli effetti di quel ch’è stato deciso altrove o come laboratorio che anticipa quel che sarà.

La newsletter è come la pipa. Lenta. Ma ha un sapore particolare, un po’ antico. E arriva dove deve arrivare, anche altrove. Avevo bisogno, forse necessità, di confrontarmi con un’altra modalità di scrittura che non fosse quella giornalistica né quella con le regole del marketing e della seo (ormai le due non si distinguono quasi più).

I lettori vengono contati coi like e con gli share che non sono sempre sinonimo di comprensione, condivisione, analisi critica del testo. Si sceglie di dare sempre più importanza agli elementi immediatamente visionabili sui social network, come foto e titolo, col risultato che è tutto un rincorrere la novità incredibile ed esclusiva. Vorrei provare anche a guardare altrove. Verso una comunità di persone che leggono attentamente, unite dalla voglia di vedere Napoli sotto un’altra prospettiva. O quanto meno di stimolare una discussione diversa.

Newsletter su Napoli, come iscriversi?

Dunque vi presento la newsletter su Napoli di Ciro Pellegrino (è gratuita, ovviamente). Il titolo è, appunto: “Saluti da Napoli”.
Vi spiego perché?

«E a Napoli che si dice?». Per chi ne è lontano (temporaneamente o definitivamente). Per chi la guarda da lontano. Per chi non la capisce più: una timida newsletter che riceverai poche volte al mese. Tutto gratis ovviamente. Se ti va, inserisci il tuo indirizzo mail.

Saluti da Napoli – una newsletter di Ciro Pellegrino

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Tarantelle, canzoni, sole e mandolino, a Napoli si muore a tarallucci e vino…

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«Tarantelle, canzoni, sole e mandolino
a Napoli si muore a tarallucci e vino…»*

Abito a pochi metri dalla Duchesca, il mercatino della sparatoria in cui qualche giorno fa è stata ferita una bimba di 10 anni. E però lavoro in una redazione affacciata sul golfo di Napoli con un panorama spettacolare. Il salotto buono e il ripostiglio.
Napoli non è una immagine ma un percorso. Anche per questo mi arrabbio molto quando si semplifica la visione della città; coi social network poi quest’inguacchio ci riesce benissimo. La nostra città (non importa se non siete nati qui, se mi state leggendo vi offro la cittadinanza, la daranno pure a Maradona…) si presta magnificamente allo stereotipo commerciale su più livelli.
La vuoi iconografica e ammaliante? C’è.
La vuoi tetra e pericolosa? Eccola.
La vuoi storica? A disposizione.
Moderna, dalle mille sfide future? Postindustriale? Tradizionale? Camorra? Anticamorra?
Nessun problema.

Volete il piedino a zampa di leone? E Giggino vi da il piedino a zampa di leone…(ja vediamo se indovinate chi è)

È dunque normale che in una città del genere coesistano visioni (tutte schiacciate nella narrazione televisiva ovviamente) molto diverse l’una dall’altra. Il problema è la guerra tra i rappresentanti delle singole ‘fazioni’. Come al solito.

Qual è Napoli? La serie Sky Gomorra col clan Savastano (a proposito… ma che brutto spot, quello con Salvatore Esposito per la Dacia)? Il commissario dei Bastardi di Pizzofalcone, (cioè il Montalbano partenopeo andato in onda su Raiuno)? Le bellezze documentate da Alberto Angela? (Ah: dicono che la metropolitana di Toledo sia così bella che non facciano passare i treni per non sciuparla)
E non solo: aggiungici pure Un posto al sole che ha ormai 20 anni di vita e le sempreverdi repliche notturne de La Squadra.
Qual è la vera Napoli? E quanto i social hanno modificato la nostra percezione della città, quanto il nostro esserne cittadini consapevoli di ciò che accade?

Che dite, il discorso merita o no un approfondimento? Fatemi sapere che ne pensate, ci tengo.

Il libro Gomorra è stato pubblicato 10 anni fa, Luigi De Magistrisgoverna da 7 anni quasi. Secondo voi può essere d’attualità uno scontro in cui uno nega sostanzialmente l’altro? Ebbene sì.
Per la prima volta ho preso le parti dello scrittore, l’argomento era – manco a dirlo – la visione della città recente. A tinte cupe quella di Saviano, ottimista sulla camorra quella di De Magistris. Non mi sono piaciute le parole del sindaco. Sostenere che Saviano e ‘ci fa i soldi’ è vergognoso. Attenzione ad avallare questi ragionamenti: sono l’anticamera della censura preventiva sui temi fastidiosi da discutere ai politici

Due anni fa ci lasciava Pino Daniele. Io ne ho scritto, ma c’è chi l’ha fatto meglio di me, legandolo agli anni Ottanta partenopei.

Propositi nei prossimi giorni: andare  a vedere al cinema “Napoli ’44” di Francesco Patierno, tratto dall’omonimo libro di Norman Lewis.

*Il titolo di questa newsletter è una canzone particolare. È della Smorfia. La cantavano, quarant’anni fa circa, Massimo Troisi,Lello Arena ed Enzo Decaro. Spiega, mille volte meglio di come abbia tentato di farlo io, la rabbia di chi non vorrebbe Napoli inchiodata all’oleografia, a dispetto di una realtà tutt’altro che ‘a tarallucci e vino’.
La  conoscevate ? Mi fate sapere che ne pensate?

Tarallucci e vino
Sei bambini in un basso sporchi ed affamati
gli occhi pieni di paura
con le mani cercavano un pezzetto di pane
nei sacchetti della spazzatura
Ho provato a dargli una fetta di mare
un raggio di sole e una canzone
ma il sole ed il mare da soli non bastano
per poter campare!

Tarantelle, canzoni, sole e mandolino
a Napoli si muore a tarallucci e vino
Tarantelle, canzoni, sole e mandolino
a Napoli si muore a tarallucci e vino

Alla fine del mese il padrone di casa
vuole i soldi della pigione
Non abbiamo una lira, siamo senza lavoro
ma lui non sente ragioni
Napoli è il paese del mandolino
noi gli abbiamo portato il nostro concertino
ma lui non è un poeta
e così tutt’a un tratto abbiamo avuto
un avviso di sfratto!

Le strade crollano, il mare inquinato,
case come prigioni, m’hanno licenziato!
Però in galleria che soddisfazione
la gente è felice e parla di pallone
Però Napoli è sempre il paese del mare
e perciò si capisce ci si deve arrangiare
” ‘O mattino ” ” ‘e fravaglie ” ” ‘e treglie ”
” ‘e pummarole ”
Napule è ‘o paese d’’o sole mio!

Qui metto dei fatti che mi sono piaciuti e non c’entrano con Napoli

I’ nun m’arricordo cchiù, si stevemo bbuono

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«I’ nun m’arricordo cchiù, si stevemo bbuono»*

Sono le cinque e mezza del pomeriggio dell’ultimo giorno del 2016 e Napoli sembra già sotto bombarda18menti. Aveva ragione Riccardo Pazzaglia in “32 Dicembre” di Luciano De Crescenzo, sui popoli fuochisti.
Ordunque, quest’anno negli auguri di “buona fine e buon principio” ci siete pure voi, «unica, eguale tempra di eroici cuori» ormai sotto il migliaio di iscritti a questa newsletter (per far iscrivere altri, qui).

È stato un cazzo di anno pesante, vero? Io me la sento proprio addosso, la fatica. E il 2017 per me, nato nel 1977 sarà l’anno delle cifre tonde.
Però, quante cose e persone belle.

Ho scritto un pezzo sul 2017 che vorrei per Napoli (polemico fino all’ultimo, lo so).

Nessuna tv locale e nazionale trasmette più “Natale in casa Cupiello” e “Così parlò Bellavista” in questi giorni. Che tristezza.

Vabbè, come sempre, avevo in mente cose alte e poetiche iniziando a scrivere. Poi mi è venuto in mente che bisogna guardare con un minimo d’ottimismo e d’ironia.

Ma permettetemi un pensiero. in questa newsletter ci sono tanti iscritti emigrati da Napoli nel resto del mondo (circa 100 solo negli Stati Uniti!).
A loro il mio abbraccio e bentornato a casa se sono riusciti a tornare. O il mio abbraccio doppio se non sono tornati e leggono da lontano.

Metto ‘o piatto ‘a tavola pure pe’ vvuje, no?

 

Oroscopo napoletano del 2017

Ariete
Senza offesa, stai come l’ex Italsider di Bagnoli. Ora o mai più.

Toro
Anno di conferme. Hai presente De Mita? Basta che non ti sbatti poi tutti da te passano.

Gemelli
Luigi de Magistris è Gemelli. Non so, devo dirti altro?

Cancro
«Voi che soffrite nel budello oscuro..n’ata vota saghite p’e’ scale che è chiù sicuro!».  Luigino, poeta.

Leone
La vostra vita sembra quella dell’Ente Città Metropolitana: non si sa che siete esattamente. Quest’anno, però, le cose si apparano.

Vergine
Gli astrologi sono concordi: vi dovete “riorganizzare”.
Insomma, sembrate il Partito Democratico a Napoli. Se poi siete pure indagati…

Bilancia
Considerato uno dei segni top dell’anno che verrà. Tutto sta a te. Vedi di non fare la fine del referendum di Renzi.

Scorpione
Stai come un film di Alessandro Siani in un cineforum su Massimo Troisi. Forse è il caso che cambi situazione.

Sagittario
È il caso di rivedere le amicizie. Perché come recita il poeta Gianfranco Marziano:
Foschia mattutina:
in un villaggio di mille tetti,
sai quanta sciemi

Capricorno
Quando c’è l’amore, c’è tutto!
No, chell’è a salute…
Massimo Troisi

Acquario
Hai presente Jep Gambardella nella Grande Bellezza, quando dice  che «non posso più perdere tempo a fare cose che non mi va di fare». Aggiungici una mazza in mano e sei tu nel 2017.

Pesci (è il mio segno, sono in conflitto d’interesse)
Ti si parano davanti due opportunità. La prima è una particina in Gomorra la serie 3 nella quale interpreti il boss soprannominato ‘O Panda ncazzuso.
La seconda è diventare il profeta della pizza fritta nel mondo mediorientale…

Cerco nuove soluzioni per poterti impressionare

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Cerco nuove soluzioni per poterti impressionare*

Se puoi, durante la lettura, ascolta “Tu vuoi l’America” di Edoardo Bennato.
Se sei a Napoli o torni per Natale allungati una mattina a Bagnoli e passeggia ascoltandola.  E fregatene della newsletter.

Pino Daniele è il cuore, Bennato è la testa di questa grande cassa armonica. Capace di profezie straordinarie su Napoli. Esempio? Ascolta “Chi beve, chi beve“. È del 1987, ha quasi trent’anni, cazzo. Parla dei miliardi spesi per la metropolitana, di quelli per Bagnoli, di quelli per il Centro Direzionale di Poggioreale. I cantieri perpetui, l’eterna Incompiuta di Napoli Ovest, il sogno di sviluppo post-industriale a Oriente. Chi fa il mio mestiere dovrebbe leggere il presente anche nell’urbanistica cittadina o meglio, nelle conseguenze del suo stravolgimento o della sua paralisi. Ma lo facciamo? C’è un occhio vigile su Bagnoli? E su Napoli Est? La domanda è retorica. 🙂

L’ultima newsletter l’ho mandata durante la notte del referendum. Quello che è accaduto vi è noto: ciao ciao governo Renzi I e governo Gentiloni con tanti ministri del precedente Esecutivo. Dalle mie parti chi contava sulla vittoria del SI e quindi di Renzi (ovvero De Luca) ora si lecca le ferite per lamagrissima figura in termini di affluenza e consenso. Chi si è espresso per il NO (ovvero De Magistris) ha gongolato un po’ per le dimissioni di Renzi e pure per i guai di Raggi-M5S a Roma e di Sala-Expo a Milano. Ma si tratta d’un sorriso amaro: al Comune di Napoli mai come ora mancano soldi per qualsiasi cosa. E se non stiamo attenti zompa la società dei trasporti pubblici cittadini.
Però vi garantisco che De Luca sta incazzato come una iena. È la prima volta che Salerno, ribattezzata VicienzoGrad lo tradisce. Con Renzi poi aveva creato un format di successo: l’amministratore locale incazzoso e sempre pronto a chieder soldi per la sua Regione e il premier che concede ma poi da buon padre di famiglia lo frena in favore di altre regioni e lo modera nel linguaggio, stile Littizzetto-Fazio.

Ci si consola (io no) con il grande albero di pali in ferro costruito sul Lungomare: si sale (pagando se si vuole andare in cima), ci si può cenare (costa tanto) e ho letto molte articolesse sociologiche sull’iniziativa. A me fa incazzare una cosa, in particolare: Napoli aveva bisogno di quel cesso per farsi guardare dall’alto?
Non tuteliamo i punti d’osservazione naturali di una città collinare e ciò è assurdo. Mi viene da pensare a Lisbona. E invece i miradouro di Napoli sono off-limits. Esempio? Il Moiariello (scusate, ci sono nato) che cade a pezzi. Il monte Echia a Santa Lucia…il progetto per riqualificarlo è fermo da dieci anni. Ah: siete passati per via Cesario Console, subito dopo piazza Plebiscito? L’affacciata è transennata da un anno. Perché?
E Bagnoli? Bagnoli è un punto mozzafiato della città. Quattro anni fa feci un videoreportage (maronn quanto ero più giovane e più magro) entrando nell’ex Italsider prima che la sequestrassero e ri-sottoponessero a bonifica.
Nisida è un’isola e nessuno lo sa.

Vabbé, sta settimana è Natale. Mangiate mangiate, le diete fanno male.
Sapete che Ungaretti ha scritto i versi «Non ho voglia di tuffarmi in un gomitolo di strade» a Napoli?
Secondo me volevano portarlo a comprare i regali a via Toledo e, giustamente, si scocciava di stare in mezzo al traffico.

Ultima cosa, importante.  GRAZIE. Sto leggendo tutte le mail che mi avete inviato voi che siete andati via da Napoli. Continuate a darmi una mano: storie, suggerimenti, idee. Rispondo cuoncio cuoncio.

* È un verso di “Tu vuoi l’America”. Quello cui tengo di più però riguarda «la strada che facciamo che sembra un posto di frontiera» ed è la frase che apre un romanzo che amo perché è bello e per molte altre ragioni, tutte valide.