Difendesi dalle querele: un libro utile

dall’Odg Toscana un’ottima pubblicazione
…Posso riportare integralmente quanto mi viene detto in un’intervista?
Posso fornire la mia interpretazione di un procedimento giudiziario?
Fa piena fede la confidenza di un ufficiale di polizia?
Fino a dove posso spingermi in una critica?
Come addetto stampa, sono responsabile dei comunicati che mi vengono dettati?
Per rispondere a queste e molte altre domande abbiamo consultato le raccolte delle riviste giuridiche più prestigiose, in primis Cassazione Penale e Foro Italiano , oltre a una serie di siti web “dedicati” accessibili a tutti.

La ricerca, curata dal collega Antonio Scuglia, redattore del Tirreno, vuol essere uno strumento di facile consultazione per i giornalisti, utile guida per il lavoro quotidiano su cui pende costantemente la spada di Damocle delle querele  e delle citazioni in sede civile per danni. Abbiamo quindi ritenuto utile, mediante una raccolta di note alle sentenze emesse negli ultimi anni e divise per argomenti, fornire un vademecum di esempi pratici, per vedere come i giudici si sono comportati decidendo sui singoli casi. Il tutto sintetizzando e “volgarizzando” i contenuti delle sentenze e i commenti delle riviste giuridiche, per aiutare chi legge a riconoscere subito l’argomento e il contenuto.  Per ogni sentenza vengono riportati, nelle note finali, l’organo giudicante, la data e  la rivista (con l’anno, il volume e la pagina o il numero corrispondente) o il sito dove si può consultare il commento originale per un riscontro più completo.
Oggi, l’Ordine dei giornalisti della Toscana, dopo aver pubblicato “Notizie alla sbarra” in un’edizione cartacea (progetto grafico e stampa: La Bottega della Stampa, Lari) distribuita ai propri associati, ripropone l’opera sul proprio sito:
scaricabile qui.

Eco, il libro, l’ebook. Del predicare e razzolare

Qualche giorno fa ho scritto di Umberto Eco e della sua Bustina di Minerva sul futuro del libro e sugli ebook. Eco diceva sostanzialmente: lasciamo l’ebook ai tomi di serie B e usiamo il cartaceo per i bei libri di valore. E vabbè. Poi però spunta la notizia che un importante banchiere rifinanzierà il progetto di Encyclomedia,  la storia multimediale della civiltà europea ideata e curata  proprio dall’autore de “Il nome della rosa”. Una roba in cd-rom e a proposito di supporti “nobili”: il ciddì dove lo mettiamo, caro professore?

http://www.giornalisticamente.net/blog/2010/08/09/umberto-mio-non-va-piu-via-lodore-del-libro-che-hai-addosso/

Umberto mio, non va più via, l’odore del libro che hai addosso

Umberto Eco, il grande, inarrivabile, incontestabile Eco, da qualche decennio inizia i suoi articoli sul futuro del libro con una convinzione. Che stiamo tutti lì a dire: “dopodomani alle 22.15, massimo 22.30, il libro cartaceo non esiste più”. Non è così, le forzature dei titoli delle terzepagine dei giornali (“Libro addio”, “Arriva l’Ebook, il libro va in cassetto”, in soffitta, in pensione, al macero e via discorrendo) non sono l’opinione di tutti, nè tantomeno quella di chi crede nel formato ebook e crede soprattutto che un altro mercato sia possibile.
L’operazione più triste, a parte quella nostalgica (addio all’odore del libro, ma dove cazzo li compra i libri Eco? Da Feltrinelli odorano come un qualsiasi pezzo di carta trattato col cloro) mi dispiace dirlo, è l’operazione culturale del Sommo: bocciare l’ebook, etichettandolo come formato da utilizzare per libri di serie B.

«E se poi usciranno dalle librerie e vivranno solo su Kindle o IPad i libri usa e getta, i best sellers da leggere in treno, gli orari ferroviari o le raccolte di barzellette su Totti o sui carabinieri, tanto meglio, tutta carta risparmiata».

Anche in questo caso c’è un buco nel ragionamento, messo lì apposta per falsarlo. Eco sa benissimo che se così fosse (ebook libro di serie B, cartaceo libro di serie A) finirebbero in digitale non i Totti o i bestsellers (approposito, non lo è anche “Il nome della rosa”?) ma i libri che non trovano spazio in un mercato, quello italiano, oppresso da poche etichette, avvelenato dall’editoria a pagamento che ti illude d’essere “uno buono” se paghi per stampa, editing, grafica e distribuzione del tuo tomo.
Il funerale bisognerebbe farlo non al libro, ha ragione Eco, ma all’editoria italiana, tutta. E anche a chi, come te, caro professore, ha una voce autorevolissima e poco ha fatto per scardinare certi meccanismi.