Il problema di plagio dello scrittore di camorra Roberto Saviano – Traduzione in italiano del Daily Beast

saviano1Ritengo vada data diffusione all’articolo del Daily Beast . Grazie a Identità Insorgenti che ha provveduto a una puntuale traduzione.

 

Il nuovo libro di Roberto Saviano sul crimine organizzato, ZeroZeroZero, contiene diversi apparenti casi di plagio, oltre che interviste con “fonti” che potrebbero non esistere davvero.

Quando si scrive del giornalista italiano Roberto Saviano è necessario iniziare con una mesta descrizione della vita in fuga dell’autore di bestseller: preda della brutale camorra di Napoli, il Rushdie di Roma, Saviano vive nell’ombra, sempre accompagnato da una falange di guardie del corpo pesantemente armate. Questa è la triste conseguenza dell’aver scritto Gomorra, il suo libro di enorme successo che cataloga la psicopatica brutalità della mafia italiana. Cose del genere tendono a sconvolgere i brutali psicopatici e a causa delle minacce conseguenti Saviano è costretto a vivere come un protetto dello stato italiano.

Non è sempre stato così. Secondo Saviano, quando Gomorra fu pubblicato nel 2006, i boss locali “si sarebbero scambiati in dono copie del libro, con orgoglio”. Ma l’orgoglio ha lasciato spazio alla vendetta quando Gomorra è diventato un fenomeno globale, con oltre dieci milioni di copie, dando vita a un adattamento cinematografico inghirlandato, un premiato spettacolo teatrale e una serie televisiva acclamata dalla critica.

Rinchiuso nella sua gabbia dorata, Saviano è diventato quasi una celebrità globale, uno dei rari giornalisti il cui scrivere si è trasformato in un fantastico benessere (e un raro scrittore con più di un milione di seguaci su twitter). La rockstar letteraria ora si accompagna con le rockstar reali; il suo nuovo libro include un esagerato ringraziamento al cantante Bono degli U2 “per aver ascoltato quelle storie quando io vi ero ancora rinchiuso dentro”. (In un concerto del 2010 a Roma, Bono ha riconosciuto la presenza di Saviano tra il pubblico, chiedendo alla folla di applaudire “qualcuno che significa molto per me”)

Saviano afferma che la sua celebrità abbia portato anche un’influenza politica di vasta portata, dicendomi via email che “in Italia non sono percepito solo come uno scrittore, ma come qualcuno che, anche se separato e distante dal parlamento, ha il potere di impegnare anche le più alte cariche politiche nella conversazione. Se un clan di camorra causa dei morti a Napoli, il primo ministro mi promette di dare più attenzione al sud Italia. I presidenti della commissione antimafia parlano con me e ci scambiamo punti di vista. Dico questo per chiarire quanto sono esposto e quanto sia forte il volere di minare la mia autorità.”

La mafia può odiarlo, i suoi rivali possono ribollire di gelosia, ma a Saviano piace sottolineare che è amato dal popolo. Dopo il ritorno in Italia dopo un breve esilio negli USA, si vantava che le folle riunite volessero “toccarmi e abbracciarmi”. A un altro intervistatore ha detto che il suo “imprimatur” può aiutare a diffondere questioni altamente intellettuali oltre il confine con la “per niente colta” Italia, come quando “è andato in televisione e ha parlato di Dostoevsky e i dati d’ascolto sono impazziti.”

Dopo un periodo di insegnamento di giornalismo a NYU e a Princeton, e apparentemente esausto di vivere come prigioniero dei suoi protettori, Saviano è finalmente tornato a scrivere della criminalità organizzata con ZeroZeroZero, il seguito più atteso e fortemente promosso di Gomorra. I guappi napoletani sono stati sostituiti da un intero cast di cattivi spacciatori di cocaina con nomi appena distinguibili – El Magico, El Mayo, El Mochomo, El Mata Amigos, El Majadero, El Más Loco, El Mencho, El Mono.

ZeroZeroZero è un pasticcio di libro; una serie di storie in cerca di una narrazione coerente, dove ad eventi globalmente insignificanti è assegnato un grande significato storico e di ogni altro fatto si scrive troppo, esagerando. (1) A ciò si aggiunge una manciata di brevi capitoli di transizione con poesie sul tema della cocaina così goffe che farebbero sussultare William McGonagall. Ma poiché si tratta del famoso giornalista investigativo Roberto Saviano,ZeroZeroZero è stato generosamente lodato dalla critica e ha venduto tantissime copie in Europa. Un adattamento in otto puntate per la televisione in lingua inglese è già in produzione.

Ma Saviano non ha scritto solo un brutto libro. Ha scritto un libro straordinariamente disonesto. ZeroZeroZero è farcito di segnalazioni e scritti saccheggiati dai giornalisti meno noti; include interviste con “fonti” che potrebbero non esistere (diremo di più tra poco); contiene numerosi casi nemmeno troppo ambigui di plagio.

Mentre i recensori americani di ZeroZeroZero hanno mostrato lampi di scetticismo, nessuno ha citato una recente sentenzadel tribunale italiano che confermava le accuse secondo cui almeno tre porzioni di Gomorra erano frutto di plagio. (Saviano mi ha detto che i passaggi ammontavano allo “0.6% del libro” e che il giudice ha comunque affermato che Gomorra era un “lavoro originale”. Penguin Press, l’editore americano di Saviano, ha passato le mie domande a Saviano, ma non ha risposto alle richieste di lasciare un commento)

Allora come ha risposto Saviano a queste gravi accuse, che potrebbero potenzialmente essere molto dannose per la sua carriera? Ha stretto le spalle, affermando che ogni accusa di plagio potrebbe essere ricondotta alla mafia italiana e ai suoi surrogati nei media, che stavano prevedibilmente “cercando di distruggere” la sua reputazione. Ma Saviano non ha dimostrato che la mafia, sicuramente esperta in omicidi e intimidazioni, sia in grado di viaggiare nel tempo, permettendo ai suoi nemici di inserire passaggi da Gomorra in articoli scritti prima dell’uscita del libro. (2)

La decisione del magistrato italiano ha avuto poco effetto sul mito di Saviano né, a quanto pare, sulla sua metodologia di reporting. Analizzando paragrafi casuali da ZeroZeroZero, come descritto di seguito, ho spesso trovato esempi di ricerche e di linguaggio rubacchiati da altri giornalisti, non racchiusi tra virgolette e non citati. Naturalmente, non si può definire plagio una nota in calce (e non ci sono note in ZeroZeroZero). Ma i lettori sono lasciati con la netta impressione, promossa dallo stesso Saviano, sia nel libro che in varie interviste, che ZeroZeroZero sia costruito sulle sue inchieste attorno al mondo, sulle sue profonde immersioni in vari archivi e sulle testimonianze di addetti ai lavori anonimi. Infatti, Saviano mi ha detto che il libro è costituito da “centinaia di conversazioni e interviste con i protagonisti, inchieste giudiziarie provenienti da tutto il mondo, libri, articoli, film, notiziari e fatti che ho studiato per molti anni …” (3)

Saviano permette di tanto in tanto una certa ambiguità su di chisiano le segnalazioni che sta passando ai lettori. Ad esempio, descrivendo la struttura interna della gang messicana della droga Los Zetas, scrive che “fonti messicane e americane” hanno rivelato che “c’è una precisa divisione dei compiti in seno a Los Zetas, ognuna con il proprio nome.”

“Las Ventanas, le Finestre: ragazzi che suonano l’allarme, quando gli agenti di polizia ficcano il naso nelle zone di traffico di droga; Los Halcones, i Falconi: che si occupano della distribuzione; Los Leopardos, i Leopardi: prostitute addestrate per estorcere informazioni preziose dai clienti; Los Mañosos, i Furbi: responsabili delle armi; La Dirección, il Comando: il cervello dell’operazione “.

Se queste informazioni sono state fornite dalle stesse fonti di Saviano – e il fraseggio non è chiaro – loro gli hanno fornito una lista simile sia nell’ordine che nel linguaggio ad una voce di Wikipedia del 2008 su Los Zetas:

“Los Halcones (I Falchi) sorvegliano le zone di distribuzione … Las Ventanas (Le Finestre) comprendono giovani ciclisti adolescenti che fischiano per avvertire della presenza di polizia e di altri individui sospetti nei pressi di piccoli negozi che vendono droghe. Los Mañosos (I furbi) acquistano le armi; Los Leopardos (Leopardi) sono prostitute che estraggono informazioni dai loro clienti; e Dirección (Comando) sono circa 20 esperti di comunicazione … “

Quando non attribuisce informazioni pubblicamente disponibili a “fonti” anonime, Saviano presenta informazioni e stralci di dialogo senza alcuna fonte. Cercando di verificare alcune delle rivendicazioni più curiose in ZeroZeroZero, ho scoperto una notevole quantità di materiale prelevato direttamente da altri giornalisti senza attribuzione e spesso con un linguaggio che sembra essere diverso per lo più a causa di traduzioni ripetute tra inglese, spagnolo e italiano.

Prendiamo ad esempio la tragica storia di Christian Poveda, un attivista e regista franco-spagnolo brutalmente assassinato a El Salvador. Gran parte racconto fornito da Saviano è un copia-incolla da un rapporto del 2009 del Los Angeles Times della reporter da Città del Messico Deborah Bonello.

Los Angeles Times, “La Vida Loca descrive la realtà quotidiana delle bande di El Salvador,” Deborah Bonello: “Little One” è una madre di 19 anni, con un enorme “18” … tatuato sul suo volto … da sopra alle sopracciglia fino alle guance. “Moreno” è un membro venticinquenne della stessa banda che lavora in un panificio locale istituito da un gruppo no-profit denominato Homies Unidos. La panetteria chiude quando il suo proprietario viene arrestato e condannato a 16 anni di carcere con l’accusa di omicidio. E “Wizard”, un’altra giovane madre e membro della banda, che ha perso un occhio in un combattimento, è seguita da Poveda nel corso di una lunga serie di visite mediche e operazioni per adattarsi ad un occhio di vetro. Viene sparata e uccisa prima della fine del film. “

Saviano: “Racconta la storia di “Little One”, una madre di diciannove anni, con un enorme 18 tatuato sul suo volto, dalle sopracciglia al mento. Racconta la storia di Moreno, venticinque anni, che voleva cambiare la sua vita e ha iniziato a lavorare in una panetteria istituita da una no-profit denominata Homies Unidos. Ma il panificio chiude quando il suo proprietario viene arrestato e condannato a sedici anni per omicidio. Racconta di La Maga, un’altra giovane madre, anche lei membro della banda che ha perso un occhio in un combattimento. Christian la segue agli appuntamenti dal suo medico, al suo intervento chirurgico per sostituire l’occhio danneggiato con uno di vetro … Viene uccisa con un colpo di pistola prima di finire le riprese del film … “

Los Angeles Times: “… ci sono 15.000 membri di bande a El Salvador; 14.000 in Guatemala; 35.000 in Honduras; e 5.000 in Messico. Il più grande numero di membri di bande si trova tuttavia negli Stati Uniti, dove ne sono stimati circa 70.000 … “

Saviano: “… circa 15.000 membri a El Salvador, 14.000 in Guatemala, 35.000 in Honduras, 5.000 in Messico. La concentrazione più alta è negli Stati Uniti, con 70.000 membri. “

Saviano fa delle lievi modifiche al testo (come tradurre “Wizard” in spagnolo) e omette alcuni dettagli. Ma anche applicando la definizione più stretta di plagio, questo si qualifica indiscutibilmente come tale. Quando ho presentato a Saviano il primo passaggio, ha insistito sul fatto che le somiglianze fossero puramente casuali: “Questa è una descrizione dei protagonisti del documentario su Poveda, che è più o meno lo stessa in molti giornali e fonti di tutto il mondo, perché qui stiamo solo riportando dati, fatti e numeri che sono nel film e che facevano parte dei comunicati stampa di La Vida Loca“. In una seconda e-mail, ha ribadito che “c’è un solo modo per descrivere un documentario e, quando devo scrivere su di esso, non mi baso solo sulla mia memoria, ma anche sulla rassegna stampa, così come fanno tutti i miei colleghi. “

Quando ho contattato Deborah Bonello, mi ha detto che “i due paragrafi hanno una notevole somiglianza che difficilmente potrebbe essere una coincidenza”. E, contrariamente alle affermazioni di Saviano secondo cui stavano probabilmente lavorando sulla stessa rassegna stampa, Bonello mi ha detto che la sua storia era “basata su un’intervista con il regista (ora deceduto) di La Vida Loca“.

La Bonello a quanto pare non è l’unica fonte non citata inZeroZeroZero. Le storie di Saviano sono spesso messe insieme da molti diversi racconti di giornalisti sul campo. Quando non sono riuscito a trovare una serie di dettagli nella storia del Los Angeles Times su Poveda, li ho subito trovati nel quotidiano salvadoregno in lingua spagnola El Faro.

El Faro: “Tra le 12:27 e le 12:29 … la banda alla guida di un pick-up grigio argento, un 4×4 Nissan Pathfinder, si è diretta verso il ponte sul fiume Las Cañas. Poveda è stato ucciso lì e … Romero Vasquez è stato uno degli autori dell’omicidio… “

Saviano: “Ma poco dopo mezzogiorno Vásquez Romero si mette al volante di un Nissan Pathfinder 4 x 4 grigio e porta Christian sul ponte sul fiume Las Cañas. Ecco dove lo uccidono. “

Una parte di ZeroZeroZero sul coinvolgimento della criminalità organizzata russa nel commercio mondiale di cocaina copia il lavoro del giornalista investigativo Robert I. Friedman. Anche in questo caso, Saviano non fornisce alcuna attribuzione:

Mafiya Rossa: come la mafia russa ha invaso l’America, Robert I. Friedman: “[Tarzan] vantava di poter scegliere in qualsiasi rivista per adulti … ‘chiamare il mio agente, far portare la ragazza al club e poi portarla fuori e scoparsela fino a svenire’”.

Saviano: “Tarzan si vanta che tutto ciò che deve fare è puntare a una donna in una qualunque rivista per adulti, farla chiamare dal suo agente e farsela portare al club, dove Tarzan la scopa finché non cade svenuta.”

Village Voice, “Il gangster più pericoloso del mondo”, Robert I. Friedman: “… un informatore dell’FBI ha detto all’ufficio che uno dei [suoi] luogotenenti a Los Angeles ha incontrato due russi da New York City con legami familiari con la criminalità Genovese per negoziare un piano di discarica di rifiuti tossici americani in Russia … nella regione di Chernobyl, ‘probabilmente pagando le autorità di decontaminazione della zona,’ dice un rapporto classificato dell’FBI. “

Saviano: “Da un rapporto dell’FBI risulta che uno dei suoi luogotenenti, che è di stanza a Los Angeles, ha incontrato con due russi provenienti da New York legati a famiglie criminali genovesi di sviluppare un piano per la spedizione di rifiuti medici americani tossici in Ucraina, nell’area di Chernobyl, probabilmente con tangenti alle autorità di decontaminazione locali. “

Red Mafiya: “[Juan] Almeida … era stato un importante trafficante di cocaina … Ha curato i contatti difficili con i cartelli della droga colombiani usando i suoi negozi di noleggio di auto di lusso, un porto turistico elegante e altre imprese di sua proprietà come coperture …”

Saviano: “Poi c’è Juan Almeida, uno dei più grandi trafficanti di cocaina colombiana in Florida, che tiene in contatto con i cartelli colombiani attraverso una agenzia di noleggio auto di lusso a Miami e altre attività di copertura”

Red Mafiya: “Birbragher … era un colombiano … [con] ottimi legami con il cartello di Cali. Nel 1982, ha ammesso … che aveva ripulito per loro 54 milioni di dollari sporchi. ‘Birbragher era un amico molto stretto di Pablo Escobar’, dice Brent Eaton della DEA. ‘Egli [Birbragher] era solito comprargli [a Escobar] auto sportive e imbarcazioni di lusso e fare un sacco di altre cose per lui.’”

Saviano: “Birbragher, un colombiano in ottimi rapporti sia con il cartello di Cali, per il quale ha riciclato più di $ 50 milioni nei primi anni ‘80, e Pablo Escobar, per il quale ha acquistato yacht e auto sportive.”

Ho mostrato i primi due esempi a Saviano, che ancora una volta ha negato le somiglianze. “Friedman e io abbiamo semplicemente usato la stessa fonte,” ha detto in una email. Ma Friedman ha citatola sua fonte, un rapporto dell’FBI, mentre Saviano non lo ha fatto, anche se ha sostenuto che “il fatto che la mia ricerca sui russi si basasse anche sul lavoro di Friedman non è un segreto, visto che lo cito nei ringraziamenti.” Saviano non “cita” mai l’autore, ma si dice “grato per la visione di Robert Friedman.” E’ l’unica menzione di Friedman in ZeroZeroZero. (Subito dopo la menzione di Friedman, che è morto 13 anni fa, Saviano ringrazia anche la giornalista Misha Glenny, che avrebbe poi scritto una recensionemolto generosa di ZeroZeroZero per il Financial Times.)

Ed ecco Saviano su Baruch Vega, un fotografo di moda colombiana che ha condotto una doppia vita sotto copertura della DEA. Una buona parte dei dettagli in ZeroZeroZero è presa e distillata, senza citazione, da una storia investigativa del 2003 sul St. Petersburg Times. Ecco un campione:

St. Petersburg Times, “Il Dott B e il Gruppo 43″, David Adams: Vega era il secondo di 11 figli, il cui padre era un trombettista di Bogotà con pochi mezzi. All’età di 15 anni, ha vinto un premio di 20,000 dollari in un concorso di fotografia amatoriale sponsorizzato da Kodak. La sua foto era un fortunato scatto di un uccello, con un pesce nel becco, che si era tuffato in un tranquillo lago dietro la casa dove è cresciuto a Bucaramanga, Colombia. I suoi genitori non gli avrebbero permesso di studiare fotografia, così ha studiato ingegneria all’Università Industriale dello Stato di Santander in Colombia. Un professore lo ha reclutato per la CIA. Nei primi anni 1970, ha detto che fu inviato in Cile, per aiutare gli sforzi della CIA per destabilizzare il governo di Salvador Allende.

Saviano: Il secondo di undici figli di un trombettista di Bogotá, che si trasferì a Bucaramanga … Baruch ha vinto un concorso Kodak quando aveva quindici anni. Ha immortalato un uccello, mentre emergeva da un lago con un pesce nel becco. Ma i suoi genitori gli fanno studiare ingegneria. Presso l’Università di Santander è reclutato dalla CIA e inviato in Cile: il governo di Salvador Allende è sul punto di cadere.

ZeroZeroZero si conclude con una vivida rivisitazione dell’omicidio del giornalista messicano Bladimir Antuna García da parte di una banda di droga affiliata con il famigerato narco-terrorista El Chapo – un resoconto cannibalizzato, nella sua interezza, da un rapporto del 2009 del Comitato per la protezione dei giornalisti (CPJ). È istruttivo confrontare i due resoconti e assistere a Saviano che condensa e copia i report di altri – senza attribuzione, naturalmente. Il passaggio completo da ZeroZeroZero, così come il rapporto del CPJ, può essere visto qui. (Il rapporto CPJ fornisce ovviamente un resoconto più lungo e dettagliato di Saviano, ho mantenuto lo stesso ordine, ma ho compresso la storia del CPJ per evidenziare solo le porzioni che Saviano ha riscritto.)

Anche se far passare un resoconto di altri per vostro potrebbe essere una delle offese più gravi al giornalismo, Saviano potrebbe aver commesso un peccato ancora più grave in ZeroZeroZero, combinando il plagio con quello che sembra un’intervista inventata.

Stando a quanto dice Saviano, avrebbe intervistato innumerevoli fonti e viaggiato per quasi una dozzina di paesi nel corso di ricerche per ZeroZeroZero. In precedenza, infatti, ha già scritto che stare curvo su un computer, estraendo da Google, non è sufficiente per un giornalista professionista, perché “il modo per capire veramente, per andare a fondo delle cose, è quello di sentire l’odore del fiato caldo della realtà, per toccarne il nocciolo.”

Mentre i critici hanno di tanto in tanto speculato circa la veridicità di parte del suo materiale, è stato in precedenza impossibile verificare le informazioni fornite dalle sue fonti anonime, o anche la loro esistenza. Ma in ZeroZeroZero, Saviano fa un errore rivelatore.

Dopo aver scoperto che gli ex membri del Kaibil, una notoriamente brutale unità d’elite delle forze speciali guatemalteche, lavorano nell’ombra come rinforzi per i cartelli della droga messicani, Saviano fa quello che ogni buon giornalista avrebbe fatto: decide che “deve incontrare un kaibil.” Miracolosamente, trova “Angel Miguel” in vagabondaggio in Italia (“Non è difficile incontrare un kaibil, a quanto pare,”). Miguel è un guatemalteca “elegantemente vestito” disposto a parlare dei suoi ex compagni.

L’incontro sembra una sceneggiatura particolarmente pomposa diMiami Vice. Quando Saviano non riesce a notare la discinta bellezza in agguato – “Molto bionda, un vestito come una seconda pelle, tacchi vertiginosi” – lo spavaldo Miguel lo accusa di essere “frocio”. Un tocco cinematografico prima che Miguel riveli casualmente i segreti del Kaibil, spiegando le difficoltà della formazione militare d’elite e la temerarietà delle sue reclute.

Saviano, citando Ángel Miguel: “Per completare la formazione ci si deve immergere fino al collo in un fiume, senza aver dormito per due giorni. Avevano dato a me e ai miei CUAS un cucciolo, un bastardo con gli occhi acquosi … Gli abbiamo dato un nome e stavamo cominciando ad affezionarci a lui, quando il nostro capo ci ha detto che dovevamo ucciderlo … Poi il capo ci ha detto che avremmo dovuto mangiarlo e bere il suo sangue … Solo un terzo di noi ce l’ha fatta. “

La conversazione con Miguel Ángel è al tempo stesso affascinante e terrificante, ricca di dettagli che lasciano a bocca aperta. Ma Saviano ha davvero incontrato un ex kaibil? E se è così, perché le parti sostanziali della conversazione tra autore e intervistato somigliano così tanto a una notizia del 2005 scritta dal giornalista messicano José Luis Castillejos?

Confrontiamo la descrizione di Miguel della sua formazione a questo passo di Castillejos, pubblicato dall’agenzia di stampa messicana Notimex: (5)

Notimex, “Kaibiles: Un Entrenamiento en el Infierno Guatemalteco,” José Luis Castillejos, 4 ottobre 2005: “Come parte del corso, che solo un terzo dei candidati ha finito, i futuri Kaibiles devono andare, dopo due giorni senza dormire, ad immergersi fino al collo in un fiume … Come parte della loro formazione, gli si insegna a prendersi cura dei cuccioli che poi uccidono per mangiarli. “

Come si legge più avanti, le citazioni di Miguel – e le stesse descrizioni dei Kaibil di Saviano – suggeriscono che Saviano possa aver creato un’intervista con una fonte anonima rimaneggiando la storia di dieci anni prima della Notimex:

Saviano, citando Ángel Miguel: “Alla fine delle otto settimane c’è una cena. Un’enorme griglia fumante, il fuoco alimentato costantemente e bistecche di coccodrillo, iguana e cervi gettate su di essa tutta la notte. C’è anche una tradizione di afferrare il ministro guatemalteco di difesa e del gettarlo in uno stagno di coccodrilli (sono lontani, ma quei ragazzi del governo sono dei veri inetti!). “

Notimex: “Alla fine dell’allenamento, i commandos hanno un banchetto di alligatore arrosto, iguana e bistecche di cervo. Ed essi sono autorizzati a prendere con la forza l’attuale ministro guatemalteco della Difesa e gettarlo in un laghetto con i coccodrilli. “

Saviano, citando Ángel Miguel: “‘La prima fase di formazione dura ventuno giorni,’ dice Ángel Miguel: ‘seguita dalla seconda, ventotto giorni. Nella giungla. Fiumi, paludi, campi minati … Finalmente arriva l’ultima settimana. L’ultimo passo per diventare un vero e proprio kaibil. Si impara a mangiare tutto quello che c’è, tutto ciò si può trovare. Scarafaggi, serpenti. Si impara a conquistare il terreno nemico, annientarlo, prenderne possesso.’”

Notimex: “La prima [fase di addestramento] è di ventuno giorni di teoria … La seconda fase si svolge nella giungla per ventotto giorni e dopo un duro allenamento, il kaibil deve … essere in grado di attraversare corsi d’acqua, paludi, scogliere e di individuare e disinnescare le mine. Durante l’ultima fase, l’aspirante kaibil, abituato a mangiare serpenti, formiche, e radici e a raccogliere gocce di rugiada dalle foglie, deve ora eseguire attacchi di annientamento, manovre di intelligence, la penetrazione nel territorio nemico e rifornimento “.

Saviano, sui Kaibil: “Dopo la cena, si può finalmente indossare l’emblema Kaibil: il pugnale su uno sfondo blu e nero … Con una fiamma che arde in eterno che sale dal pugnale. La libertà. Ángel Miguel alza improvvisamente la mano e stende le dita. ‘Olfatto. Udito. Tatto. Vista. Gusto.’ I cinque sensi, che il perfetto kaibil deve sviluppare e mantenere sempre pronti. ‘Unità e forza.’ Guardo Ángel Miguel. Non è più un kaibil.”

Notimex: «Ora [dopo la cena] si può indossare l’emblema kaibil, un moschettone da alpinismo, che simboleggia l’unione e la forza, un pugnale nel centro dell’immagine, che rappresenta l’onore, e una maniglia con cinque tacche, che fanno riferimento ai cinque sensi”.

Saviano: «Il Kaibil non deve mai, per nessuna ragione al mondo, separarsi dal suo berretto marrone, che porta il loro stemma: un moschettone da alpinismo, che rappresenta l’unità e la forza; un pugnale, simbolo di onore, con cinque tacche nel manico, che rappresentano i cinque sensi”.

O Ángel Miguel non esiste o l’interazione di Saviano con lui ha prodotto così poco materiale utilizzabile che ha di fatto cercato su internet per ingrassare un’intervista altrimenti poco illuminante. Quando ho chiesto di questo a Saviano, ha risposto con forza che il “materiale su Ángel Miguel è originale, risultato del mio incontro, e io non so a quale notizia o storia ti stia riferendo, ma certamente non era la mia fonte per questa storia.” Tutte le parole attribuite a Ángel Miguel provenivano direttamente dall’ex Kaibil, mi ha detto.

Per fornire un po’ di contesto alla storia di Ángel Miguel, inZeroZeroZero Saviano descrive (e un po’ travisa) uno dei crimini più brutali della eccezionalmente brutale guerra civile guatemalteca: il famigerato massacro del 1982 a Dos Erres, nel corso del quale sono stati assassinati 250 civili. Mentre Miguel parla nella lingua di una delle agenzie di stampa messicana, Saviano scrive curiosamente come un volontario di Wikipedia:

Saviano: “I più giovani furono schiantati contro le pareti o gli alberi. I corpi furono gettati nei pozzi… Quando hanno lasciato il villaggio i soldati hanno preso con loro due ragazze … violentandole ripetutamente. Quando si sono stancati di loro, le hanno strangolate”.

Wikipedia: “Hanno sfondato la testa dei più piccoli contro i muri e gli alberi … I loro corpi sono stati gettati in un pozzo … Per un paio di giorni hanno tenuto due ragazze adolescenti, violentandole continuamente, e infine le hanno strangolate”.

Dopo aver visto le somiglianze tra le testimonianze di “Ángel Miguel” e la storia di Notimex non si può fare a meno di chiedersi se anche le altre fonti di Saviano potrebbero essere composte da invenzioni.

In una sezione sulla importanza della Guinea-Bissau come punto di transito nel traffico di cocaina, Saviano ci presenta il corriere della droga con lo pseudonimo di “Mamadu,” che ha inghiottito e trasportato innumerevoli sacchetti di cocaina in Europa, nella speranza che “con la mia trentesima consegna avrei dovuto avere abbastanza soldi per portare [la mia ragazza] a cena in un ristorante di lusso a Lisbona.” Non è chiaro dove e quando la conversazione ha avuto luogo, ma Saviano fornisce una descrizione sommaria della vita di Mamadu prima che questa sia trasformata dal traffico di cocaina:

“Mamadu mi racconta del giorno del 2009, in cui gli capitò di passare dalla residenza del presidente della repubblica, João Bernardo Vieira. In un primo momento aveva scambiato i colpi di petardi, di cui aveva sempre avuto paura, e si voltò in direzione del rumore per guardare in faccia i piccoli dinamitardi. Ma c’era solo una folla di persone che si faceva da parte in modo disordinato mentre due auto, sgommando, facevano lo slalom tra i passanti terrorizzati. A terra il corpo accasciato di un uomo che non conosceva. Solo il giorno successivo Mamadu, guardando i titoli, apprese che era il presidente della repubblica. “

Come molti dei personaggi di Saviano, Mamadu è un po’ troppo perfetto. E un preciso dettaglio suggerisce che qualcosa nella sua storia non è esatto. A meno che Mamadu non si sia trovato a vagare alle 5 del mattino nella cucina della residenza privata del presidente João Bernardo Vieira, dove è stato colpito a morte da un colpo di pistola, l’autore o la sua fonte è un visionario. (Notizie iniziali hanno sostenuto che sia stato ucciso in un “attacco fuori dalla sua casa”, un errore ancora presente nella pagina di Wikipedia su Vieira.) Né è plausibile che Mamadu stesse casualmente passeggiando nella residenza del presidente prima dell’alba, avesse udito una raffica di spari e visto il corpo senza vita di Vieira accartocciato sul pavimento, scoprendo solo il giorno dopo quello che aveva visto. La battaglia di spari che era cominciata fuori la residenza di Vieira durò all’incirca tre ore.

E che dire della manciata di altri personaggi che Saviano sostiene di avere intervistato? Davvero un investigatore di polizia di New York che parlava italiano (“Il suo italiano era molto dialettale, ma lo riuscivo a capire”) gli avrebbe fornito la trascrizione di un summit di mafia internazionale, con “un vecchio boss italiano che parlava con un gruppo di Latinos, italiani, italiani americani, albanesi ed ex Kaibil”? Davvero un gangster veterano brizzolato gli avrebbe fornito un’estemporanea e perfetta disquisizione sull’onore a questa riunione dei Super Friends della mafia? E che dire di “Don Arturo,” l’anziano e saggio coltivatore di oppio i cui campi sono dapprima bruciati dall’esercito messicano e poi ricostituiti per volere dell’esercito americano?

Saviano mi ha assicurato che “nessuno dei personaggi che hai incontrato in ZeroZeroZero è stato inventato. Ognuno di loro, dal primo all’ultimo, è reale.” Ma in una mail precedente ha ammesso con una certa franchezza la creazione di almeno un personaggio composito per l’effetto narrativo: “In alcuni casi ho raggruppato uno stereotipo, una figura diffusa o diverse persone effettivamente esistenti nello stesso personaggio per renderne la presentazione più facile. Don Arturo nel capitolo sul Messico è un esempio. Ci sono state decine di Don Arturo in Messico che hanno una storia simile. In ogni caso i miei lettori non stanno mai leggendo cose inventate, ma fatti realmente accaduti, anche se possono essere successe a diversi personaggi che possono essere messi nella stessa categoria.” In altre parole, “Don Arturo” è un’invenzione di Saviano.

Quando gli ho fatto notare che in nessuna parte di ZeroZeroZeroviene specificato che alcuni dei personaggi siano composti, Saviano ha detto sprezzante, forse in modo un po’ confuso, che queste tecniche sono “semplici da capire per coloro che sono abituati alla lettura. Non è necessario che un editore scriva sulla copertina del libro, ‘Questo libro non è semplice giornalismo, ma è un romanzo di saggistica.’” Questo, sostiene, è il suo mestiere: uno “scrittore di saggistica”, nella tradizione di Truman Capote, che si occupa di verità assoluta ma lievitata con componenti letterarie. (6) E in effetti, in nessun punto la Penguin Press, che categorizza il libro come saggistica, utilizza la parola “romanzo” per descrivereZeroZeroZero.

E inoltre, mi ha detto Saviano, ci sono due citazioni in quarta di copertina – una da un giornale spagnolo, l’altra da una pubblicazione tedesca – che descrivono il libro come “letteratura”. “La forma che assume il mio libro è chiara a tutti”, mi ha scritto in una email ed “è raro che qualcuno mi chieda: ‘Saviano, potresti per favore farmi vedere dov’è scritto nel tuo libro che esso appartiene al genere del romanzo di saggistica?’”

Ma è chiaro a tutti che Saviano stia riscrivendo il lavoro di altri giornalisti o che stia creando personaggi composti? RecensendoZeroZeroZero per il New York Times, l’autore di Black Hawk Down Mark Bowden si è chiesto a proposito del personaggio di “Don Arturo”: “Passaggio memorabile. Ma è successo sul serio? Esiste davvero un Don Arturo? … Quanto c’è di vero in questo assortimento, a volte coinvolgente e spesso tedioso, di parabole, poesie, monologhi drammatici, racconti ammonitori e storie dell’orrore e quanto è fantasia?” È una domanda alla quale le citazioni in quarta di copertina non riescono a dare una risposta.

Un giornalista italiano che si è occupato di Saviano e lo ha intervistato mi ha detto che dopo aver letto Gomorra anche lui si è chiesto quale fosse la percentuale di verità delle sue storie, sogghignando alla catalogazione di “romanzo di saggistica”: “Roberto Saviano, hai fatto veramente tutte le cose di cui scrivi nel tuo libro? Se non le hai fatte è un romanzo. Se le hai fatte – e hai fatto esattamente quelle cose, incontrando quelle esatte persone – allora è saggistica.” (7)

In precedenza Saviano ha respinto supposizioni basate sulla possibilità che lui abbellisca o inventi il suo materiale. I suoi libri possono essere letti come romanzi, ha dichiarato di recente a un intervistatore, ma tutti gli eventi “sono realmente accaduti” e “includere dettagli inventati [inZeroZeroZero]” sarebbe sconsigliabile perché “la potenza della realtà finirebbe per essere compromessa.” Ma il romanzo di saggistica, mi ha detto, “non può e non deve piegarsi ai compiti del giornalismo investigativo e della saggistica.”

“Io non sono un giornalista (o un reporter), ma piuttosto uno scrittore e racconto fatti veri,” mi ha detto. Eppure il risvolto della copertina diZeroZeroZero si riferisce a Saviano come a un “giornalista di raro coraggio” e al libro come a una “indagine elettrizzante,” mentre quasiogni profilo o recensione recente del suo lavoro lo identifica come un “giornalista investigativo.” (Il materiale promozionale per ZeroZeroZeroallo stesso modo riporta che lui sia “un tipo raro di giornalista” che ha sofferto per il servizio della verità.)

Rispondendo a una domanda riguardo alla possibile citazione delle fonti nelle prossime edizioni di ZeroZeroZero Saviano ha ridacchiato dicendo che “il libro appartiene al genere della saggistica, ma è prima di tutto un romanzo. Perché dovrei citare le fonti in un romanzo?” (8)

Saviano vuole la botte piena e la moglie ubriaca ma afferma che è la sua profonda dedizione nei confronti della verità il motivo “per cui non ho scritto libri di narrativa.”

Forse è ora che Saviano cominci. Anche se sospetto che lo abbia già fatto.

1—Saviano possiede un incredibile dono per l’esagerazione. Un paio di esempi: L’omicidio di un agente sotto copertura della DEA è, secondo Saviano, “l’origine del mondo [moderno]”; le azioni del boss della droga Pablo Escobar sono più significative “di qualsiasi cosa abbiano mai deciso o fatto Reagan e Gorbachev”; non c’è “alcun mercato al mondoche porti più profitti del mercato della cocaina”; infine, tweet anonimi che sostengono il signore della droga messicano El Chapo “raccontano del mondo di oggi più della maggior parte degli articoli e dei raduni politici.”

2—Rispondendo a una domanda del Daily Princetonian riguardo al verdetto di plagio Saviano ha allargato la teoria di cospirazione, consigliando all’intervistatore di “notare che i giornali che mi hanno denunciato sono esattamente gli stessi che mi hanno attaccato per i miei reportage investigativi. Per quanto riguarda l’editore, lui è stato condannato per estorsione in un altro caso.” Quale forza oscura abbia corrotto il giudice che presiedeva il caso non ci è dato saperlo. In una email Saviano precisa di aver precedentemente attaccato gli stessi due giornali che lo avevano denunciato per plagio – persino partecipando a un programma televisivo per denunciarli. La causa, dice, è stata depositata poco dopo. “Maurizio Clemente, il riservato editore dei due giornali,” mi ha detto Saviano, “è stato condannato a sette anni di prigione per estorsione a mezzo stampa – ovvero, ha accettato pagamenti per non far circolare informazioni riguardo a uomini d’affari e politici.” Forse. Ma il plagio o esiste o non esiste, indipendentemente dalle storie criminali di coloro che lo denunciano.

3—Nei ringraziamenti del suo libro Saviano nomina le seguenti organizzazioni, lasciando intuire che nonostante vivesse con una costante condanna a morte sulla testa – che presumibilmente lo ha costretto al coprifuoco mentre era esiliato a New York – abbia viaggiato per tutto il mondo, interagendo con diverse forze di polizia federale: “Grazie alla DEA, all’FBI, alla Guardia Civil, ai Mossos d’Esquadra, a Scotland Yard, alla French Gendarmerie Nationale, all’Interpol alla Brazilian Polícia Federal, ad alcuni membri della Colombian Policía Nacional, ad alcuni membri della Russian Policia, che mi hanno accompagnato durante le loro indagini e operazioni.”

4—È interessante vedere Saviano cambiare alcuni dettagli minori per fare suo lo scritto. Prendete questa descrizione dal Der Spiegel di alcuni spacciatori di droga che operavano a Curaçao: “Il punto d’incontro centrale a Fuik è il ‘Donald Duck Snackbar’ che si trova lungo la polverosa strada principale. È qui che le ‘talpe’ si incontrano per discutere possibili accordi tra una Coca e una coscia di pollo.” Ed ecco le modifiche di Saviano ai dettagli dello Spiegel: “Il Donald Duck Snackbar, nei sobborghi di Fuik, nella parte meridionale dell’isola è anch’esso un paradiso – per i narco-trafficanti. Parlano d’affari tra un panino e una caipirinha.” O questa storia del Financial Times: “Il 15 novembre 1995 una donna messicana sulla quarantina elegantemente vestita entrò nel quartier generale di una delle più venerande banche private di Ginevra. La Pictet Cie… le venne detto che c’era un problema: un guasto elettrico stava impedendo l’accesso alle camere blindate…” Eccola in ZeroZeroZero, modificata leggermente: “Il 15 novembre 1995, un’elegante donna messicana, Paulina Castañon, richiede l’accesso al suo deposito di sicurezza in una delle più vecchie banche private di Ginevra, la Pictet Cie. Sfortunatamente c’è un problema con il sistema di sicurezza della camera blindata, la informa un impiegato estremamente decoroso.”

5—Esiste una scadente traduzione inglese online della storia della Notimex. Ho ripulito quella che sembra essere una traduzione autogenerata da un computer, ma la storia originale, in spagnolo, può essere letta qui.

6—Nei miei scambi con Saviano lui spostava continuamente l’attenzione dalle domande sul plagio verso l’idea di un “romanzo di saggistica,” invocando ripetutamente Truman Capote, autore di A sangue freddo e inventore autoproclamato del genere di cui tanto si è sparlato, come un autore che usava elementi di finzione pur attenendosi ai fatti. Forse non è il miglior paragone, considerando le circostanze. Come sottolinea il critico mediatico Jack Shafer, recenti analisi di A sangue freddo hanno dimostrato chiaramente che Capote “prendeva scorciatoie, addolciva il suo materiale, scriveva passaggi che facevano a cazzotti con i fatti annotati nei suoi appunti e inventava scene.”

7—Il giornalista italiano ha sottolineato alcuni passaggi di Gomorra che lo hanno fatto apparire assolutamente non plausibile: “Come il sarto che confeziona vestiti falsi per la mafia. E chi poi vede il suo vestito indossato da Angelina Jolie a una qualche premiazione. Nella scena finale di Gomorra stavi davvero galleggiando in un deposito di rifiuti tossici, abbracciando una lavatrice e gridando per ottenere la libertà, come dici alla fine di Gomorra? O era una ‘licenza letteraria’?”

8—”Potete trovare tutti gli scrittori e la gente a cui devo parte della mia ispirazione nei ringraziamenti,” afferma Saviano in una email. I suoi ringraziamenti non contengono riferimenti a “tutte” le sue fonti – nemmeno lontanamente – né questi potrebbero essere qualificati come un’attribuzione sufficiente anche se lo avesse fatto.

Michael Moynihan

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *