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Narcos in rete, il blog della cronaca nera

Il Blog del narco, sito web messicano nel quale vengono postate informazioni sui delitti commessi dai trafficanti di droga, è probabilmente unico al mondo. La cosa allucinante sono le immagini, davvero cruente, pensateci prima di cliccarle, degli omicidi commessi in una terra in guerra: 21.500 morti dal 2006 in poi. Le fonti sono polizia, semplici cittadini ma, si suppone anche gli stessi narcotrafficanti. Il tema di un blog sulla sola cronaca nera è affascinante, potrebbe essere realizzabile anche a Napoli, ad esempio su Scampìa.

Facebook. Della scrittura, dei rapporti umani e di altri demoni

Facebook sul tempo e nel tempo
Facebook si allarga. Dal momento dell’iscrizione al raggiungimento della padronanza minima di tutti gli strumenti (stato, link, condivisioni, applicazioni varie) il tempo dedicatogli si allunga. La mattina il login di Facebook sostituisce quello della posta elettronica. Ci si affaccia alla finestra di Fb ottenendo un tot di informazioni sparse e senza apparente connessione logica (Es: piove a Caserta, è morto un attore americano, stasera concerto di Vasco Rossi a Salerno, un amico ti chiede se prendete il caffè insieme più tardi).
Facebook è la celebrazione del presente, il qui ed ora. La piattaforma non rende facili, anzi rende pressoché impossibili, ricerche “storiche” sullo stato di un utente, sulle sue note di testo. Soltanto le fotografie si addensano nelle cartelle ad hoc  e rendono il senso del tempo che passa (Es: estate 2008, Londra e Milano 2010, Grecia agosto 2010, Laurea di Giovanni, ecc.)

Facebook sulla scrittura e sul dibattito
l’utilizzo massiccio di questo social network mi ha reso difficile l’approccio col periodo lungo. Il danno è la difficoltà nel produrre testi non necessariamente connotati su fatti di cronaca e nel presente.
La composizione di frasi brevi, la pubblicazione di link con immagini o video sono l’antitesi del testo lungo. Nella bacheca il gradimento di uno “stato” da parte degli altri utenti è direttamente proporzionale al tipo di testo: una battuta folgorante, uno slogan, vale molto più di una riflessione. Non è una novità, ma siccome Facebook è utilizzato per tutto, dal lavoro agli stati d’animo sentimentali, il suo modello finisce per ricadere nella vita off-line. Insomma: scrittura spezzatino, minor attitudine all’ascolto, più facilità di distrazione.
La possibilità di inserire testi lunghi è rappresentata dall’utilizzo delle note, nelle quali si possono taggare gli amici ritenuti più “adatti” alla condivisione di quel pensiero.
Tuttavia la discussione che deriva nei commenti è sempre difficile da impostare. La scarna casellina dei commenti, l’impossibilità di produrre testo linkabile, inserire foto o video nei commenti svilisce molto la possibilità dell’apertura di un dibattito come ad esempio accadeva sui forum o sui newsgroup.

Facebook sui rapporti personali
Il rapporto umano era la normalità, la telefonata un piccolo evento (pronto, casa Esposito? Sono Ciro, c’è Giovanni per piacere?) la lettera cartacea una possibilità non troppo remota. Ora il “mi piace” o il commento di Facebook è la normalità, la mail una richiesta di attenzione maggiore, la telefonata se non annunciata quasi sconfina nella scocciatura, la richiesta di incontro “reale” una quasi proposta intima. Come la dicitura fiscale “imposta di legge assolta”, un contatto su Fb assolve amici o presunti tali, parenti e quant’altro da ascolto e minimo approccio. Si  conoscono i fatti degli altri anche senza doverlo dire. Ma c’è un ingiustificabile pudore. Dagli altri ci si aspetta al massimo un commento sul social network, una mail. O una telefonata, ma se siamo proprio intimi.


facciamo che questo post può essere allungato appena vengono in mente altre cose? sì! (che bello rispondersi da solo)

Frase carina, sembra adatta a Facebook: «This is where I have wasted the best years of my life». Greta Garbo

Eco, il libro, l’ebook. Del predicare e razzolare

Qualche giorno fa ho scritto di Umberto Eco e della sua Bustina di Minerva sul futuro del libro e sugli ebook. Eco diceva sostanzialmente: lasciamo l’ebook ai tomi di serie B e usiamo il cartaceo per i bei libri di valore. E vabbè. Poi però spunta la notizia che un importante banchiere rifinanzierà il progetto di Encyclomedia,  la storia multimediale della civiltà europea ideata e curata  proprio dall’autore de “Il nome della rosa”. Una roba in cd-rom e a proposito di supporti “nobili”: il ciddì dove lo mettiamo, caro professore?

http://www.giornalisticamente.net/blog/2010/08/09/umberto-mio-non-va-piu-via-lodore-del-libro-che-hai-addosso/