Bologna, era estate

2-8-1980 – 10:25


Ascoltai con comprensione lo sfogo dell’uomo grasso, e provai a dirgli che in fondo 10 minuti di ritardo non sono la morte di nessuno. Scoppiò in lacrime. Capii che un puntuale ha una sensibilità molto particolare.
Il treno alla fine arrivò. L’uomo salì sul vagone di coda. Riestammo fermi qualche minuto, e mentre pensavo al dolore che quella sosta gli avrebbe sicuramente arrecato, guardai fuori dal finestrino e con stupore lo vidi, in piedi sotto la pensilina. Mi salutò con un  gesto sconsolato della mano, mentre il treno partiva. Notai che non aveva più con sé la grossa valigia.
Pochi attimi dopo il treno saltò in aria.
Se oggi posso testimoniare è perché la fortuna volle che fossi lontano dal vagone della valigia bomba. O forse non fu fortuna, ma reciproca, subitanea simpatia
.
Da allora un singolare pensiero mi tormenta. E se dietro tutte le stragi impunite, il sangue versato, le bombe misteriose, non ci fosse alcuna organizzazione criminale, ma solo la disperata ribellione dell’ometto puntuale contro un mondo in perenne ritardo? Questa spiegazione non renderebbe più accettabile vivere nel nostro martoriato paese? Dato che non ci è concesso sperare altro, perché non pensarlo?

Stefano Benni – L’uomo puntuale, da “L’ultima lacrima”

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