Settembre: andiamo, è tempo di soffrire


Nei lunghi e tormentati inverni,
che adesso volgono al termine,
è stata estranea troppe volte
la consuetudine di sorridere
(Carmen Consoli, Pioggia d’aprile)

Sono giorni vivi, vividi e meravigliosamente tesi: campo con quattro telefoni accesi perennemente e quando scorgo in tivvù i sindacalisti Alitalia penso che al mio confronto sono i soliti fannulloni.
Ma non è delle frizzanti vicissitudini di E Polis che voglio parlare. Per un fatto di correttezza: le mie parole ora hanno un peso diverso rispetto ad un anno fa.
Però c’è sempre da imparare, conoscere e capire. Capire come il mondo si relaziona ai tuoi momenti peggiori. E – nel caso – tracciare anche una definitiva lista di uomini, mezzi uomini, omuncoli e quaquaraquà che orbitano (o orbitavano) intorno al pianeta lavorativo. Che tristezza, dev’essere, qualche vecchia conoscenza che ora è perfino incapace di esprimerti una banale solidarietà, quando le cose che non vanno. Bisognerà abituarsi, prima o poi, a certa gente.
Ma siccome – come diceva Nanni Moretti in “Caro Diario” – «il dottore non ci ha azzeccato», siamo ancora qui. Ben coscienti del fatto che nulla è eterno, proprio per questo per nulla spaventati.
Anzi, io sono proprio col sangue agli occhi. Giornalisticamente, s’intende 😉

 

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